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CLAUDIA AZZOLA – IL DESTINO RACCHIUSO IN UNA STROFA

di Luigi Cannillo

La poesia di Claudia Azzola ha mantenuto la propria compattezza nel corso delle numerose raccolte pubblicate nel senso di una continuità compositiva che è figlia/sorella di coerenza etica e formale. Il tono è profondo e riflessivo, ma la fonte non è mai la quotidianità ordinaria né, sul versante opposto, la ricerca della facile verticalità. I riferimenti sono colti ed estesi e possono provenire dalla storia e dalla filosofia, dall’estetica e dal mito: dal ditirambo al Cabaret Voltaire, da Bernardo di Clairvaux al centauro fino alla citazione dal Purgatorio di Dante speranza in fior del verde. Gli interessi culturali dell’autrice si manifestano anche nella sua attività di progettazione e direzione delle pubblicazioni di  Traduzionetradizione, il magazine plurilingue, presente anche in rete, (http://www.traduzionetradizione.com/, unica concessione di Claudia Azzola all’utilizzo del web) che pubblica poesia e narrativa in diverse lingue sia di autori contemporanei che di autori storici con nuova traduzione. L’attività di poetessa e traduttrice, estesa nelle diverse aree geografiche, culturali e linguistiche, insieme alle occasioni di viaggi e contatti personali oltreconfine, è fondante nella sua scrittura.

Un’altra delle caratteristiche di questi versi è l’accumulo di elementi come per successive precisazioni e immediati aggiustamenti, scanditi dall’uso della punteggiatura. Non tanto in senso impressionistico ma di carico aggiunto, in una complessità che si fa via via più articolata a formare un quadro più vasto e ricco di ulteriori elementi, talvolta accelerando verso la chiusura dei testi: “È farsi, vita, apprendistato/ e piacere e austera misura.” Altre volte con slittamenti e cambi di soggetto o riprese, in unità sintattiche articolate: “Ci metto la tacchetta gialla, a futura memoria, auspicio/ ventura; e amavo la scrittura./ Sciacqua il fortunale, tempesta/ sul petto, sulla carta cola.” E anche in una cascata di versi di una sola parola: “[…]/ sulla spina dorsale e negli organi/ interni/ ostacolo/ miracolo/ euforia/ nevrosi/ naturale abitacolo/ voce dallo sprofondo”.

L’effetto dinamico delle associazioni viene a volte interrotto da un elemento imprevisto, il passaggio di un lampo trasversale che rimette in discussione l’ordine dei versi e, facendo luce, scompiglia le certezze.  Così la breccia operata dalla lettera antica, o la trasformazione del dominus amore, lo stesso disordine del cosmo. La poesia è allora questa entità che vive sia di solide colonne compositive che di folate che turbano le sicurezze e le attraversano. Così talvolta sul piano formale viene anche interrotta la linearità della disposizione dei versi o della successione verbale, in una coordinazione inaspettata, nel passaggio tra astrazione e concretezza, dall’uso di un lessico più colto e ricercato (quietudine, forre, vampa, witz), oppure in una citazione, una rima inattesa, o nell’uso dinamico dei tempi verbali: “qui viveva un amico, lo si aspetta”.

Alla poesia in generale, e in particolare in questi testi scelti dalla stessa Azzola, spetta proprio il compito di registrare sensibilmente la tensione del tempo e quella di chi scrive, l’instabilità degli eventi storici e delle vicende umane, sfruttando la propria capacità percettiva, con la sensibilità di una bussola o di un anemometro. Può intervenire anche un Witz, un motto di spirito, uno scherzo, a sfidare la fragilità: “non v’ha arte senza il riso, / il vero che per poco s’afferra”, ma quel vero è “atomo che ci precede e sfugge”. In una delle poesie “tutto diventa così presto antico”, siamo comunque esposti alle accelerazioni del tempo, ne siamo parte. La percezione del vero, al quale tendiamo ma che non riusciamo ad afferrare, è fondante sia della compostezza che dell’inquietudine della poesia di Claudia Azzola e della sua coscienza di scrittrice, consapevole del fatto che: “in una strofa è racchiuso il destino”. Il compito della poesia è riuscire a suggerire nei versi una traccia del destino anche quando la propria identità si presenti come dubbio o mistero, in piena armonia con il disordine del cosmo. Fino a farci ammettere: “e ancora non so di che stirpe sono”.

LA LETTERA

Ha fatto breccia una lettera antica:

colava mali longevi con tempesta,

giunti per posta, e tare della specie:

si spacca il mallo, il ditirambo

genesi della tragedia, il coro greco,

non stile per cronisti-romanzieri

così per dire, gazzettieri,

vocabolario…ordinario!

Ci metto la tacchetta gialla,

a futura memoria, auspicio, 

ventura; e amavo la scrittura.

Sciacqua il fortunale, tempesta

sul petto, sulla carta cola.  

(Da Il mondo vivibile, La vita felice, 2016)

CABARET DA-DA

Applausi, volti conosciuti, scena

di teatro, il cabaret Voltaire,

sberleffi alla gente bella e seria;

e paladini di libertà e diritti

trasmigrati nelle suburre,

vi abbiamo ritrovati su scalini

e pietra e scaloni e marmo, in groppa

alla testuggine tetra e porosa,

nella vita tranchante dell’eremita,

e gli attori, quando vanno,

automati si fanno avanti, bestioni,

carcere, mondo quieto,

quietudine, despota tra gli uomini.

(Da Il mondo vivibile, La vita felice, 2016)

LA VOCE

Cos’è vita ora che s’allontanano

i tuoi occhi come strada di notte,

spenta la vampa, cos’è vita giusta

il luogo giusto

se la natura quando l’ho cercata

fu natura snaturata nient’altro

che forre incompiute ignote agli dei:

dove era prima dominus amore

tua vertigine mio bacio aperto,

ora è corpo sottile, voce,

come fu detto di Bernardo

di Clairvaux: “È una voce, solo.”

Era la vampa di stare in natura. 

È farsi, vita, apprendistato

e piacere e austera misura.

(Da Il poema incessante, Poesie 2001-2006, Inserto di “Testuale”, gennaio 2007.)

 . :

TUTTO DIVENTA COSI PRESTO ANTICO

Qui viveva un amico, lo si aspetta,

nel lontano nerume dei numi:

stretto d’anemia nel colmo del sonno

in una strofa è racchiuso il destino;

in una lettera, in un carteggio

tutto diventa così presto antico

e buca le stanze dove c’è catrame,

e ancora non so di che stirpe sono.

(Da Il mondo vivibile, 2016)

CENTAURO

Ricorda la forza dei padri che hanno

seme del Centauro – ai margini

per possanza – e figli e figlie

nei millenni di smemorati

padri, vanno avanti per memoria,

e polifonia.    Centauro

                      parte del

                      disordine del cosmo

prima che entri in noi deve morire;

si prepara un buio mai visto,

prima, si procede forzando

il mare di detriti col corpo,

con cuore monadico e, padre,

                      “apri le ali”

                      disse parlando dell’anima

                      Socrate a Fedro

(Da Tutte le forme di vita,  2020)

IL NUOVO SECOLO

Scendo in strada a vedere i volti,

inconsapevoli molti; presto sarà

inverno, il tempo più dubbioso,

e saprò cosa sei stata nella vita,

conoscerò speranza in fior del verde

conoscerò i contemporanei,

traendo vigore dalle azioni, 

e dal parlare il verde del vigore

e digitalis purpurea, albiflora

e voce solitaria in mezzo ai rovi;

non costruirò bellezza in questa ora,

nel secolo dei nuovi diavoli. 

(Da  Il mondo vivibile, 2016)

(Senza titolo)

Non c’è un “io” più fragile di quello

che non dice mai un witz, fragile

alga rossa in un vaso di vetro,  

non sappiamo quanto la struttura

del corpo reggerà l’onda d’urto

sulla spina dorsale e negli organi

interni

ostacolo

miracolo

euforia

nevrosi

naturale abitacolo

voce dallo s-profondo,

non v’ha arte senza il riso,

il vero che per poco s’afferra,

vena rossa di terra, anima,:

atomo che ci precede e sfugge.

(Da Tutte le forma di vita, Ed. La Vita Felice, 2020)

Claudia Azzola, poetessa, scrittrice, traduttrice, è presente in riviste, in antologie, nelle performances poetiche in Italia e in Regno Unito, per collegamenti con letterati. Sue poesie sono tradotte in inglese e in francese. Ha pubblicato  libri e plaquettes, tra cui, Ritratti, Campanotto, 1993, Viaggio sentimentale, Book, 1994; Il colore della storia, Campanotto, 2002; È mia voce tramandare, Signum Arte, 2004; Il poema incessante, monografia della rivista “Testuale”, 2007; La veglia d’arte, La Vita Felice, 2012. Nel 2014 è uscito il libro di novelle in scenari storici, Parlare a Gwinda, La Vita Felice. Dello stesso editore, Il mondo vivibile, 2016, e Tutte le forme di vita, 2020. Un secondo libro di novelle, per i tipi di Effigie Edizioni, è previsto per aprile 2021. Da oltre un decennio, il progetto “Traduzionetradizione”  pubblica poesia e narrativa di autori contemporanei e autori storici con nuova traduzione,  e anche poeti dialettali, e delle avanguardie tra Otto e Novecento, con parti iconografiche e documentarie. Un  magazine plurilingue, dedicato alla traduzione, che milita nel dibattito culturale europeo.